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Polemica sul ruolo infermieri nel 118: comunicato stampa IPASVI

Polemica sul ruolo infermieri nel 118: comunicato stampa IPASVI

Polemica sul ruolo infermieri nel 118: comunicato stampa IPASVI
| giovedì 29 Ottobre 2015

A seguito della notizia, pubblicata sul giornale on line Quotidiano Sanità di oggi (link), con la quale si evidenzia che gli Ordini dei Medici di Bologna, Modena, Ravenna e Piacenza, “avrebbero presentato esposti alla Procura e aperto procedimenti disciplinari nei confronti di alcuni medici per aver redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico”, i Collegi IPASVI della Regione Emilia Romagna, prendono posizione con il seguente Comunicato Stampa a sostegno ed a tutela dell’operato degli Infermieri impegnati nel Sistema dell’Emergenza 118.

“Respingiamo con forza la motivazione sottesa alle denunce alla Procura della Repubblica e ai procedimenti disciplinare verso i medici dell’emergenza che a Bologna, Modena, Ravenna e Piacenza, hanno redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico.

Non si tratta infatti nel modo più assoluto di un’attribuzione di quell’ “atto medico” non meglio identificato e definito a cui si fa spesso strumentalmente riferimento, ma di una procedura operata dagli infermieri impegnati nel Servizio di Emergenza che garantiscono una professionalità e una risposta alla comunità, certificata da una costante e impegnativa formazione specialista secondo protocolli validati dalla letteratura internazionale.

Nessuno ha agito in autonomia o secondo scelte non lecite: ciò che è stato fatto fa parte di un’organizzazione ragionata, concordata e sottoscritta da tutte le componenti professionali coinvolte nell’emergenza-urgenza. Chi ha agito – medici e infermieri – lo ha fatto in base a precise linee di indirizzo validate, nell’interesse primario del cittadino e dell’efficienza dei servizi, che caratterizza l’eccellenza nel settore sanitario propria della Regione Emilia Romagna.

Ci auguriamo ora che questa spiacevole vicenda sia ridimensionata nelle sue cause e nei suoi effetti e che il servizio, il soccorso e l’assistenza possano riprendere il loro corso con quella serenità, efficienza ed efficacia di cui i cittadini per primi, ma anche le categorie professionali, hanno bisogno.

I Presidenti dei Collegi IPASVI dell’Emilia-Romagna

 

Sulla questione interviene anche Barbara Mangiacavalli, presidente FNC IPASVI (link): “Un atteggiamento che non tutela né i professionisti né i pazienti, ma fa da vetrina a situazioni che con l’assistenza, le cure e la corretta gestione dei servizio non hanno davvero nulla a che fare”, I presidenti dei Collegi dell’Emilia Romagna: “Nessuno ha agito in autonomia, ma tutto è stato fatto in base a un’organizzazione concordata.

“La polemica aperta da alcuni rappresentanti ordinistici dei medici sfociata in una denuncia alla Procura della Repubblica volta a prevedere provvedimenti disciplinari per i loro colleghi che in Emila Romagna hanno redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico, rischia di minare alla base la vera assistenza che il Servizio sanitario nazionale eroga. Interventi drastici e polemiche che mettono inoltre in cattiva luce anche davanti ai cittadini, chi per questo lavora e ledono ancora una volta l’assistenza e le stesse categorie professionali”.
Secondo Mangiacavalli “è necessario fermare a tutti i costi questa spirale autolesionista che sta insinuandosi nella sanità pubblica al solo scopo di affermare primazie e domini che in realtà solo pochi ormai riconoscono come tali e che stanno impedendo al sistema una crescita tanto naturale, quanto indispensabile per migliorare prestazioni, servizi e anche la stessa spesa”.

Nel caso specifico dell’Emila Romagna, spiega la Presidente Ipasvi, si configura ancora una volta una vicenda analoga a quella già avvenuta in Toscana dove gli stessi Ordini dei medici che hanno avviato i provvedimenti, avevano denunciato un’organizzazione simile dell’emergenza urgenza, approvata con delibera dalla Regione.
Il ministero della Salute in quel caso espresse un parere in base al quale la Procura rigettò i ricorsi, sottolineando che “nel complesso sistema dell’emergenza-urgenza sanitaria l’art. 10 del DPR del 27/03/1992 … prevede che “il personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attività e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio”.

Nel recepire queste indicazioni la Regione Toscana, nell’ambito dell’accordo quadro per l’attività di trasporto sanitario in Toscana, emanò linee di indirizzo che prevedevano un’ambulanza infermieristica, il cui equipaggio è tuttora costituito da un autista, due soccorritori volontari di livello avanzato e un infermiere con adeguato percorso formativo.

A questi protocolli, aggiunge, si è giunti facendo proprio quanto la comunità scientifica internazionale ha elaborato in materia, nella gestione di patologie traumatiche e non traumatiche, prevedendo le specifiche competenze dell’infermiere adeguatamente e preventivamente formato: oltre alla formazione e alle competenze dell’infermiere laureato, sono previsti ulteriori interventi formativi per accrescerne le competenze professionali e metterlo nelle condizioni di poter esprimere la propria professionalità in questi contesti.

“Ci auguriamo – conclude la presidente Ipasvi – che la vicenda segua lo stesso copione di quella Toscana. Resta tuttavia davvero preoccupante questo atteggiamento che non tutela né la categoria professionale né i pazienti, ma fa da vetrina a situazioni che con l’assistenza, le cure e la corretta gestione dei servizio non hanno davvero nulla a che fare”.

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