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118: competenza, protocolli ed organizzazione

118: competenza, protocolli ed organizzazione

118: competenza, protocolli ed organizzazione
| giovedì 5 Novembre 2015

Se fossi vittima di uno shock anafilattico vorrei essere soccorso subito da chi passa, vorrei che l’ambulanza arrivasse il prima possibile e vorrei essere trattato con il farmaco giusto (adrenalina) al più presto, non importa se da un medico o da un infermiere.

Gian A. Cibinel
Presidente Nazionale SIMEU (Società Italiana di Medicina di Emergenza ed Urgenza)

Con questa affermazione si chiude una settimana di polemiche innescate dall’articolo (link) pubblicato su Quotidiano Sanità del 24 Ottobre scorso, nel quale si evidenziava che gli Ordini dei Medici di Bologna, Modena, Ravenna e Piacenza, “avrebbero presentato esposti alla Procura e aperto procedimenti disciplinari nei confronti di alcuni medici per aver redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118″.

All’articolo sono seguiti gli interventi dei Collegi IPASVI della Regione Emilia Romagna (link), della Federazione Nazionale Collegi (link) e dell’ANIARTI (Associazione Nazionale Infermieri di Area Critica) link a sostegno ed a tutela dell’operato degli Infermieri impegnati nel Sistema dell’Emergenza 118.

Non tarda la replica dei protagonisti della vicenda:

Giancarlo Pizza (Ordine dei Medici di Bologna) chiede “che non vengano attribuiti agli infermieri atti medici” e sottolineando che “nessuno ce l’ha contro gli infermieri. Ma se vogliono compiere determinati atti, va stabilito per legge che abbiano la giusta formazione e la giusta attribuzione di responsabilità per farlo. Allo stato attuale non ce l’hanno, e non è giusto che alcuni medici chiedano agli infermieri di compiere atti per i quali non sono stati preparati, così come non è giusto che la colpa di un eventuale decesso o addirittura di un eventuale errore compiuto da un infermiere debba comunque ricadere sul medico, unico vero responsabile dell’assistenza” (link)

Francesco Biavati (Sindacato medico SNAMI) ribadisce, senza pretesa di “generare una guerra interprofessionale” che “abbiamo accumulato decine di migliaia di medici in possesso tutte le abilitazioni dello Stato per svolgere mansioni che vediamo poi si tenta di attribuire ad altri profili professionali” (link)

L’intervento finale del Presidente Cibinel rappresenta il giusto – e per noi esaustivo – epilogo di una polemica che ha avuto forse fin troppa importanza.

Le motivazioni sono contenute in alcuni passaggi del suo intervento che riteniamo prezioso ed illuminante:

  1. l’obiettivo dei sistemi di emergenza territoriale è di assicurare alla popolazione la migliore risposta possibile nelle urgenze ed emergenze, impiegando tutte le risorse disponibili, professionali (medici e infermieri) e non professionali (tecnici, volontari del soccorso e semplici cittadini), nell’ambito di un’organizzazione coerente integrata con la rete dei PS e degli ospedali. Il problema non è chi sta sulle ambulanze, ma la competenza di chi ci sta, in rapporto all’organizzazione e alle procedure da attuare.
  2. La sopravvivenza dei pazienti più critici è garantita dai tempi di risposta brevi e dall’applicazione di protocolli con efficacia dimostrata, che includono a volte l’uso di strumenti o di farmaci, anche da parte di infermieri o di laici. La diagnosi è e resta una competenza medica, ma il rilevamento della perdita o alterazione delle funzioni vitali e gli interventi salvavita conseguenti non possono essere esclusività dei medici, pena l’inefficacia dei sistemi di emergenza e la perdita di molte vite umane. E’ da rilevare che gli strumenti più decisivi nelle emergenze sono le mani (per il massaggio cardiaco, che chiunque può fare) e i defibrillatori (disponibili attualmente in molti luoghi pubblici); e tra i farmaci che possono salvare una vita sono compresi l’acqua, il sale, lo zucchero, l’ossigeno e l’aspirina. Dobbiamo garantire a tutti i cittadini l’accesso rapido alle cure, la competenza degli operatori e la validità dei protocolli. L’attenzione dei professionisti e degli enti di governo deve essere centrata sull’efficacia e la sicurezza degli interventi e sulla funzionalità e sostenibilità dei sistemi di emergenza, non sugli interessi di questa o quella categoria professionale o sindacale.
  3. La questione risollevata da alcuni sindacati e da alcuni Ordini dei Medici ha una priorità molto bassa rispetto ai problemi reali del SSN; la competenza degli operatori, la validità dei protocolli e la funzionalità dell’organizzazione sono i tre elementi critici per l’efficacia del sistema di emergenza.

Infine, auspichiamo un intervento deciso di chi ha la responsabilità di governare il Sistema di cure regionale perché se è vero che la relazione tra i professionisti si gioca su tanti tavoli, rimane comunque in capo all’Assessorato Regionale alla Sanità orientare i Servizi e definire i modelli organizzativi più appropriati, ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili, garantire la fiducia e la soddisfazione degli utenti.

 

Maria Grazia Bedetti, Presidente Collegio IPASVI Bologna

 

Foto copertina: Archivio fotografico Ausl di Bologna

© Riproduzione riservata

 

 

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